Intervista ad Antonino Restuccia, nuovo presidente di Abitare Solidale

Antonino Restuccia è il nuovo presidente
di Abitare Solidale

Antonino Restuccia, nato a Reggio Calabria nel 1947, laureato in economia e commercio, vive e lavora a Firenze dal 1973. Dal 1974 è impegnato nella Cooperazione di abitanti (Arcat) in cui svolge un ruolo di dirigente in molteplici situazioni. Pensionato dal 2004, dopo ulteriori impegni nel mondo cooperativi, si iscrive all’Auser nel 2018 e collabora da allora al progetto di Abitare Solidale.

1) Sei stato eletto da poco Presidente Auser Abitare Solidale, un interessante progetto contro la solitudine degli anziani che Auser porta avanti da quasi quindici anni. Nell’ultimo periodo questa Associazione ha subito un processo di rioganizzazione molto interessante. Puoi dirci perché e di cosa si tratta? 

L’Associazione Abitare Solidale affronta il problema del vivere in solitudine dell’anziano, fenomeno più diffuso di quanto si possa immaginare e che con l’invecchiamento della popolazione è sempre più presente nella nostra società interessando di più i grossi centri urbani piuttosto che quelli minori. Il fenomeno è molto aumentato con la crisi delle famiglie tradizionali e la rarefazione dei rapporti parentali e amicali. Negli anni Abitare Solidale, oltre che continuare con le coabitazioni, ha elaborato una propria progettualità verso casi di disagi abitativi diffusi nelle diverse generazioni e implementati dai fenomeni di migrazione: settore questo che in breve tempo e sotto forme molto diverse si è sviluppato notevolmente da parte della nostra Associazione, finendo per impegnarne molte energie, soprattutto in termini di risorse umane. In Auser si è aperta una riflessione sulla opportunità di affrontare in maniera differenziata i problemi socio-economici della solitudine degli anziani rispetto ai problemi derivanti da disagi abitativi, sempre nel pieno rispetto dei dettati della nuova legge disciplinante il Terzo Settore. E’ nata quindi una nuova Associazione (Laboratorio Casa APS) che si occuperà della promozione, organizzazione e gestione delle “abitazioni condivise” mentre Abitare Solidale si occuperà prevalentemente della promozione e gestione delle coabitazioni, tornando così alla sua missione originaria.

2) Come pensi di rilanciare il progetto delle “coabitazioni” da cui Abitare Solidale ha preso avvio e con quali soggetti ritieni sia utile collaborare? Hai delle priorità da affrontare?

C’è sempre più offerta e disponibilità, da parte di anziani soli ma autosufficienti, ad ospitare persone che a fronte di un accordo solidale, siano disponibili a garantire “compagnia”. Penso che per raggiungere gli obiettivi di incremento sia necessario, oltre a collaborare sempre di più con le Associazioni Auser nei vari territori, instaurare rapporti di collaborazione con altre istituzioni che operano nel sociale e ricercare il massimo delle sinergie al fine di offrire un sempre e maggiore aiuto agli anziani che soffrono di solitudine. Naturalmente esistono delle priorità per rilanciare il Progetto delle coabitazioni, a cominciare dalla collaborazione con le Amministrazioni comunali e con il personale preposto alle attività sociali. La priorità più significativa è rappresentata dal rinnovo degli atti di collaborazione col Comune di Firenze, dove è iniziata l’esperienza di Abitare Solidale e dove sono in essere una quarantina di coabitazioni, tutte da noi monitorate e gestite. Naturalmente analogo rinnovo collaborativo è da fare con altre amministrazioni nelle cui realtà siamo presenti. Al tempo stesso stiamo operando per il trasferimento della gestione dei contratti di Condominio Solidale alla nuova Associazione, con la quale rimarrà sempre, inevitabilmente, una stretta collaborazione, anche in termini di personale qualificato.

3) Il nuovo Codice del Terzo settore ha individuato nella co-programmazione e co-progettazione lo strumento per rilanciare il ruolo del volontariato a fronte delle nuove fragilità aggravate anche dalla pandemia, la solitudine degli anziani tra queste. Pensi di poter utilizzare su larga scala tale strumentoper favorire il confronto su tali temi con gli enti locali?

In questo contesto è ovviamente essenziale un rapporto di co-programmazione e co-progettazione con le Pubbliche Amministrazione ed a tal fine le norme previste dal Codice del Terzo Settore rappresentano una cornice che tenteremo di riempire sempre di più di nostre proposte e progetti. Purtroppo la pandemia (Covid) ha prima rallentato e in diversi casi bloccato le possibilità di dare concrete risposte ai problemi dei disagi degli anziani. Ora che la situazione pare andare verso il miglioramento, tale nuova normativa rappresenta per noi una notevole opportunità per presentare il nostro Progetto alle pubbliche amministrazioni, che, sulla base delle norme, sono tenute a organizzare una risposta.